La Didattica a Distanza per ESSERCI

Il primo aspetto su cui la scuola si trova a riflettere è come ritrovare quella quotidianità, quella rete di relazioni significative che costituisce il motore dell’apprendimento e dell’insegnamento.



La crisi può essere considerata una fase di cambiamento, di passaggio che fa esplodere, inizialmente, contraddizioni e paure, ansie e senso di inadeguatezza e solo in un secondo momento fa intravedere le strade possibili e percorribili.
Il sistema scolastico non è sfuggito a queste dinamiche ma, cosa ancora più grave, ha avuto poco tempo per individuare la via corretta da percorrere, definire le strategie più adeguate da utilizzare per raggiungere bambini e bambine, ragazze e ragazzi, per permettere loro di ricominciare a studiare, di vivere l’apprendimento come cura per la paura.
I docenti, che per anni si sono sempre domandati quali fossero i migliori compiti di realtà da proporre ai propri alunni per far sperimentare loro le competenze acquisite, ora, come afferma il maestro Franco Lorenzoni, nel suo interessante e puntuale articolo sull’Internazionale del 24 marzo, si trovano di fronte a un “gigantesco compito di realtà”, in cui devono ricercare le strategie migliori atte a restituire alla scuola quella funzione che ha sempre avuto e che, in questi momenti, è ancora più necessaria e indispensabile.
Il primo aspetto su cui la scuola si trova a riflettere è come ritrovare quella quotidianità, quella rete di relazioni significative che costituisce il motore dell’apprendimento e dell’insegnamento. Immaginiamo il valore del buongiorno che viene regalato ogni mattina dall’insegnante ai propri allievi, quel momento preciso della giornata in cui le bambine e i bambini, i ragazzi e le ragazze, attraverso un semplice buongiorno, iniziano ad essere allieve e allievi, studenti e studentesse: quella impalpabile ritualità che agevola il passaggio verso quel luogo da cui inizia l’avventura dell’apprendimento.
Pensiamo al momento dell’appello, al suono della campanella a tutte quelle routine che accompagnano la vita di ogni studente e che, all’improvviso, vengono sostituite, dai silenzi, dalle attese, dalle mancanze.
Gli insegnanti sanno, quanto la loro presenza sia fondamentale, soprattutto nei momenti difficili, per gli allievi e le famiglie, a prescindere da cosa si faccia, in quanto anche solo l’esserci diventa necessario, indispensabile, un dovere.
Proprio per questo, hanno subito messo in atto forme di presenza -anche se a distanza- con la consapevolezza che non si potrà attraversare questa pandemia senza il supporto che la scuola sta fornendo non solo ai propri alunni ma anche alle famiglie.
Un’insegnante scrive: “É invisibile il dolore di un'insegnante, che mentre prepara una attività, sa che non la potrà svolgere INSIEME ai propri allievi. Penso soprattutto ai bambini che non posso raggiungere e mi si stringe il cuore. Mentre registro i video o tengo una lezione, sorrido per far forza ai bambini e alle loro famiglie mentre in realtà vorrei solo piangere”.
I docenti sentono in questo periodo il peso del loro ruolo e lo abitano in modo consapevole, cercando di connettersi con lo stato emotivo dei loro alunni e alunne, attraverso l’empatia, l’ascolto attivo perché è solo attraverso il loro esserci che potranno offrire ai loro allievi, orizzonti di nuove possibilità.
I docenti hanno accettato la prima sfida che ha fatto loro il COVID 19: stare accanto ai propri scolari.


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